Una delle tradizioni più divertenti del compleanno messicano è “la morbida”: il festeggiato deve dare il primo morso alla torta, tenendo le mani dietro la schiena e avvicinando il volto al dolce fino a prenderne un pezzo, senza badare all’etichetta… anzi! Altra usanza: il gioco con la piñata. La piñata è un oggetto di cartapesta colorata che può avere le sembianze di un animale o altro. Si riempie abitualmente di caramelle, dolcetti e piccoli giocattoli. Il gioco consiste nel bendare il festeggiato che, armato di bastone, dovrà rompere la piñata per ottenere i premi.

In Canada, soprattutto nelle terre di Nuova Scozia, Terranova e l’Isola del Principe Edoardo, resiste un’usanza di origine scozzese: ai bambini che compiono gli anni, si unge il naso con un poco di burro affinché la sfortuna non possa afferrarli. Il galateo della festa prevede che agli invitati venga donato un “cracker”, un tubo di cartone che si apre tirando una striscia di carta e svelando un piccolo premio all’interno.

Oltre ai “Brigadeiros”, dolcetti a base di cacao, burro e latte condensato, ricoperti da codette di cacao, la tavola di compleanno brasiliana vanta tanti altri dolci, tra cui le tradizionali caramelle a forma di frutta e verdura.

In Australia e in Nuova Zelanda, il compleanno ha il sapore magico del “Fairy Bread”, il pane delle fate, un piatto semplice ma coloratissimo fatto con pane bianco imburrato e cosparso di momperiglia.

In Nepal, il compleanno tradizionale è una festa di famiglia. Si inizia segnando la fronte del bimbo festeggiato con una mistura di yogurt di riso e colore per augurare buona fortuna. Al posto delle candeline, si accendono le lampade ad olio, mentre il piatto della tradizione è il “sagun” fatto con uovo bollito e fritto, pesce e yogurt. E i più grandi? Per loro, il compleanno è il momento di dare, oltre che ricevere. In Nepal, infatti, è costume che il festeggiato regali qualcosa ai piccoli di casa o offra un pranzo agli anziani della famiglia.

Nelle steppe della Mongolia, dove gli ampi spazi sono percorsi abitualmente a cavallo, il quinto compleanno è importante perché il bimbo viene considerato abbastanza grande per iniziare a cavalcare. La tradizione vuole che venga preparata una sella per il figlio e poi il padre, a cavallo, compie giri attorno al recinto invocando benedizioni per il futuro roseo del bimbo. I compleanni più sentiti sono quelli dei grandi numeri: 70, 85, 90. Oltre a preparare banchetti a cui sono invitati parenti, amici e vicini di casa, vengono organizzati giochi e tornei. Quel che si desidera festeggiare, non è solo l’età, ma una vita di lavoro spesa anche a beneficio della comunità.

Il compleanno dei bimbi è fatto di tanti momenti speciali: si indossa il vestito nuovo, si va al tempio e poi si assaporano i piatti della tradizione, tra cui il dolce Doodh Pak a base di latte e riso con ripieno di pistacchi, mandorle e uvetta. Anche a scuola, il compleanno diventa unico: il festeggiato non indossa la divisa ma vestiti colorati, e condivide cioccolatini o caramelle con l’intera classe.

Nella tradizione, i primi 100 giorni di un bimbo erano costellati da momenti speciali che celebravano la nuova vita con riti ispirati dal senso di protezione e attenzione verso il neonato. Questi momenti corrispondevano alle Quattro Formalità. La prima ricorreva il terzo giorno dalla nascita: da quel momento, chi desiderava poteva vedere il neonato, mentre in tavola si usava preparare tre ciotole di riso bianco e tre di zuppa per Samshin, la divinità della nascita. Ogni sette giorni fino al 49°, si tenevano cerimonie in cui i parenti si radunavano per benedire il bimbo. Il pasto prevedeva torte di riso, oltre a zuppa di alghe e ciotole di riso. Il 100° giorno era il momento del Paegil. In questa occasione, si servivano torte che avevano ognuna un significato: le torte di riso al vapore rappresentavano la purezza; quelle ricoperte con crema di fagioli rossi simboleggiavano resistenza e forte volontà; quelle cotte su uno strato di aghi di pino rappresentavano la generosità; mentre le torte ripiene propiziavano una mente vivace. I dolci dovevano essere condivisi con più persone possibili, almeno 100, per favorire una lunga vita. E poi, con il compimento del primo anno, si celebrava il “Tol” con una gran varietà di torte e frutta per augurare una vita ricca di talenti diversi. Paegil e Tol sono ancora oggi festeggiati.

In Giappone, un tempo non si festeggiava il compleanno, tranne in alcune occasioni. Quando il bimbo compiva 3 o 5 anni e la bimba 3 o 7 anni, si usava partecipare al Shichi-Go-San una sorta di festival che celebrava la loro crescita e il loro benessere. Perché proprio queste età? I 3 anni erano il momento in cui i bimbi potevano farsi crescere i capelli, dai 5 anni il bambino poteva indossare l’hakama, il tradizionale abito degli uomini giapponesi, mentre dai 7 anni la bambina iniziava a vestirsi con il kimono. Questo rito di passaggio è ancora oggi attuale e ricorre in genere il 15 novembre. Secondo tradizione i bimbi sono accompagnati al tempio per la benedizione.